Due significativi convegni sui temi “La libertà religiosa in Italia, tra Intese, culti ammessi e criticità” e “40 anni dopo la prima Intesa. Bilanci, prospettive e criticità” si sono tenuti a Roma rispettivamente il 13 febbraio presso il Senato della Repubblica Italiana a cura dell'Alleanza Evangelica Italiana e il 19 febbraio presso la Camera dei deputati, a cura della FCEI, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia. Ad entrambi gli eventi hanno partecipato personalità del mondo accademico, della politica e rappresentanti di numerose comunità religiose, tra cui La Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni alla quale è stato chiesto di fare un intervento al convegno tenutosi presso il Senato.
A più di 70 anni dall’entrata in vigore della Costituzione Italiana, la discussione sul diritto alla libertà religiosa e di coscienza continua a essere oggetto di approfondimenti. Tale diritto, essenziale per la convivenza civile, è considerato primario tra i diritti politici ed è riconosciuto anche nel contesto normativo europeo e internazionale, con riferimento alla Convenzione europea per i diritti dell’uomo e alla Dichiarazione universale dei diritti umani delle Nazioni Unite del 1948.
Nel corso del convegno sono stati affrontati numerosi argomenti, tra cui il Concordato, la Costituzione, i diritti civili, le Intese con le confessioni religiose minoritarie, i culti ammessi e le criticità emergenti. Sono stati proposti spunti di riflessione e suggerimenti per le istituzioni, al fine di semplificare gli strumenti attuativi delle disposizioni costituzionali sulla libertà religiosa.
I relatori hanno evidenziato che la Costituzione Italiana riconosce il diritto alla libertà religiosa non solo agli individui, tutelando la sfera intima e spirituale della persona, ma anche alle comunità religiose presenti sul territorio nazionale. Tale riconoscimento avviene sia per le confessioni che hanno stipulato un’intesa con lo Stato, sia per quelle che ancora ne sono prive, garantendo così il pluralismo religioso, elemento fondamentale per una società civile e stabile.
In Italia sono state censite più di seicento confessioni religiose. La Carta costituzionale, ispirata al pluralismo, ha reso possibile la valorizzazione di tale diversità attraverso lo strumento delle Intese, previsto dall’articolo 8 della Costituzione. Questo articolo regola i rapporti tra lo Stato e le confessioni religiose minoritarie, sancendo il principio dell’eguale libertà di tutte le fedi, nel rispetto delle loro specificità.
Un dato significativo è che, dal 1984 al 2021, sono state 13 le confessioni religiose che hanno stipulato un’intesa con lo Stato, successivamente approvata con legge. La Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni ha ottenuto tale riconoscimento con la legge n. 127 del 2012.
In questo contesto si inserisce il concetto di laicità dello Stato, inteso non come relegazione del fenomeno religioso nella sfera privata, ma come riconoscimento della sua dimensione pubblica, con la libertà di partecipare alla vita sociale, culturale e spirituale della collettività.
A tal proposito, i relatori hanno auspicato alcuni interventi da parte delle istituzioni pubbliche per l’adozione di strumenti normativi ed educativi volti a prevenire fenomeni di intolleranza e disinformazione. Tra le proposte principali vi è l’introduzione nei programmi scolastici dell’insegnamento delle diverse tradizioni di fede presenti in Italia, come antidoto al preoccupante analfabetismo religioso.
Sono state inoltre individuate alcune criticità nelle procedure di riconoscimento dei luoghi di culto, nelle concessioni dei visti per motivi religiosi, nonché nell’assistenza spirituale nelle carceri, negli ospedali e in altri contesti. Tali problematiche evidenziano quanto ancora sia necessario lavorare per sensibilizzare le istituzioni e la società civile affinché ogni comunità religiosa possa esercitare pienamente il proprio diritto di culto.
A conclusione del convegno, si è sottolineata l’importanza della cooperazione tra le comunità di fede con l’obiettivo di favorire un cambiamento nella percezione pubblica della diversità religiosa, affinché venga riconosciuta come una ricchezza, anziché un ostacolo al miglioramento della qualità della vita sociale, morale e spirituale del nostro Paese.
Guida allo stile:Quando fate un articolo su La Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, nel menzionare per la prima volta il nome della Chiesa vi preghiamo di riportarlo per intero. Per ulteriori informazioni sull’uso del nome della Chiesa, consultate online la Manuale di stile.