Cercare delle soluzioni ai problemi che affliggono la società o i singoli individui è certamente lodevole. Purtroppo, l’umana tendenza a cercare la via più facile, fa sì che in genere si tratti di pseudo-soluzioni. Si curano – o si crede di curare – alcune manifestazioni del problema anziché attaccarne la radice. Così di fronte al diffondersi dei casi di tumore si progettano più ospedali, si investe nella ricerca di nuove medici anziché sull’insegnamento di una più sana pratica di vita da parte dei cittadini e sul divieto di usare sostanze nocive nell’industria alimentare. Davanti all’aumento della disoccupazione si destinano più fondi alla cassa integrazione anziché a interventi mirati a creare nuovi posti di lavoro.
Lo stesso vale per i tanti altri problemi che ci affliggono: bullismo, violenza in famiglia, alcolismo, dipendenze (droga, farmaci, gioco, pornografia ecc.), furti, corruzione, famiglie sfasciate, e – purtroppo – molto altro ancora. Per tutto questo, persone piene di buona volontà propongono soluzioni, emanano leggi, indicono dibattiti. E dimenticano che tutte “le cure, le medicazioni e gli interventi chirurgici” che le istituzioni possono adottare per combattere i problemi della società sono enormemente più costosi e di gran lunga meno efficienti di quella “medicina preventiva” che è fornita dalla “vecchia” e sempre più preziosa istituzione della famiglia. Una famiglia dove il padre, la madre e i figli si amano e si sostengono vicendevolmente; dove vengono insegnati con il precetto e con l’esempio i valori che sono alla base della sopravvivenza e del progresso di qualunque società.
Nell’istituire la Sua Chiesa e nel darci il Suo Vangelo, il Salvatore voleva offrire a tutti noi degli strumenti per prevenire i problemi piuttosto che limitarsi a curarli. È in quest’ottica che, giusto cento anni fa, il 27 aprile 1915, l’allora presidente della Chiesa Joseph F. Smith e i suoi consiglieri della Prima Presidenza, lanciarono a livello mondiale un programma per rafforzare la famiglia. Essi invitarono i genitori della Chiesa a radunare i propri figli una volta alla settimana per una “Serata Familiare”. Le famiglie dovevano dedicare del tempo a pregare e cantare insieme, leggere le Scritture, insegnare il Vangelo vicendevolmente e partecipare ad altre attività che avrebbero unito la famiglia. In questi cento anni la dedizione a questo programma ha aiutato milioni di famiglie della Chiesa, proteggendole dai mali del nostro tempo e portando loro grande gioia e forza.
Le risposte ai problemi sociali non si trovano al Palazzo di Vetro, alla Casa Bianca, al Parlamento Europeo o a Palazzo Chigi, ma nelle nostre case.